Se la vita è movimento, la velocità ne è l’espressione, il nostro cervello, neuroni, sinapsi,
segnali, viaggiano a velocità non tracciabili, impercepibili, il nostro vivere è un’eterna
corsa. La sensibilità di Virginio è una inarrestabile tarantola in continuo movimento e
esplorazione che gira come la terra sul suo asse, intrappolando frammenti di tempo rapiti
a sorpresa. Una frenesia innata che ha raccontato nei primi progetti la crescita delle
metropoli nella loro dirompente accelerazione, definendo una cosmologia urbana dove
l’antropologia dell’ambiente è traslata sotto forma di energia in continuo rinnovamento.
La componente umana, indefinita forma interattiva, non veniva mai rappresentata soggettivamente.
Alone segna una svolta concettuale e stilistica, il fragore del movimento urbano da voce
narrante diviene sfondo. Intrappolati in una ragnatela invisibile, emergono in versi lirici le
particelle, i singoli individui, sorpresi nella loro solitudine ed unicità di monadi sospese.
Il tempo scorre fuori da loro, inglobati in una sostanza propria, esclusiva, che ne definisce
l’isolamento. Attimi soggettivi resi eterni, rapiti dalla capacità sciamanica dell’autore che
immortala poeticamente ritratti dell’anima nell’attimo di ricongiungimento a se stessa.
“L’homme se fait” di Sartre. Le espressioni e le cromie, incastonate in un grigiore metafisico,
esplodono un malinconico spleen di anime erranti. Lo spazio si dilata, il tempo si ferma
e l’angoscia esistenziale sovrasta le figure fino a sfaldare alcune delle immagini.
Un ininterrotto lavoro di sperimentazione, che decodifica emozioni profonde in immagini
visionarie sempre diverse, ha creato una nuova avanguardia estetica, universale e archetipica,
asservendo la tecnologia alla percezione. Con questo progetto Favale completa un
percorso artistico che scorre immergendosi nel continuo fluire del tempo, traducendo
movimento e immobilità in avvicendamento. Un moto circolare che procede e torna alle
origini sperimentando e riportando alla luce il lato nascosto in ognuno di noi. Le monadi
di Favale sono una grande metafora contemporanea della difficoltà dell’uomo a ridefinirsi
nel suo tempo e nel suo spazio condannato ad una continua ricerca di sé.
Testo di Flavia Mariani
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